La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo – come indicato dall’Associazione Italiana Dislessia – la quale  specifica che i DSA riguardano, inoltre, la capacità di scrivere (disortografia e disgrafia) e calcolare (discalculia) in modo corretto e fluente e che essi si manifestano con l’inizio della scolarizzazione. Per questo motivo, una diagnosi di dislessia può essere formulata a partire dal termine della seconda elementare.

Cosa è la dislessia e da cosa dipende? L’International Dyslexia Association (IDA) definisce la dislessia come “una disabilità dell’apprendimento di origine neurobiologica. Essa è caratterizzata dalla difficoltà a effettuare una lettura accurata e/o fluente e da scarse abilità nella scrittura (ortografia).
Queste difficoltà derivano tipicamente da un deficit nella componente fonologica del linguaggio, che è spesso inatteso in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di un’adeguata istruzione scolastica. Conseguenze secondarie possono includere i problemi di comprensione nella lettura e una ridotta pratica nella lettura che può impedire una crescita del vocabolario e della conoscenza generale”.

Si tratta di un disturbo che riguarda l’aspetto intellettivo?

Secondo le Linee Guida 2011, da un punto di vista clinico, la dislessia si manifesta attraverso una minore correttezza e rapidità della lettura a voce alta rispetto a quanto atteso per età anagrafica, classe frequentata e istruzione ricevuta.
A seconda del profilo del disturbo, in base all’età, risultano più o meno deficitarie: la lettura di lettere, di parole e non-parole, di brani. In generale, l’aspetto evolutivo della dislessia può farlo somigliare a un semplice rallentamento del regolare processo di sviluppo. Tale considerazione è utile per l’individuazione di eventuali segnali anticipatori, fin dalla scuola dell’infanzia.
Il problema della dislessia è generato da una differente elaborazione delle informazioni e proprio per questo motivo può verificarsi la difficoltà ad essere al passo con i compagni. Prima di avere una diagnosi di dislessia, il bambino in ambito scolastico può sembrare svogliato, lento nell’apprendere nozioni apparentemente semplici ed essere, inoltre, molto in difficoltà quando deve affrontare una prova di lettura o scrittura.
In particolare, è importante precisare che la dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere in modo corretto e fluente e non è causata da un deficit di intelligenza, tanto che la Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità (Cc-ISS, 2011) definisce i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, di cui la dislessia fa parte, come “Disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Essi infatti interessano le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici.”

Dislessia e balbuzie: cosa fare?

Il problema della dislessia può, in alcuni casi, sovrapporsi a quello della balbuzie per alcune caratteristiche similari di entrambi i disturbi e può sussistere il rischio di una diagnosi inesatta che veda come dislessia ciò che, invece, è solo la conseguenza della disfluenza.
In ogni caso, nel corso degli anni, in Psicodizione abbiamo supportato bambini con balbuzie che avevano ricevuto anche una diagnosi di dislessia e possiamo affermare che questo problema non solo non inficia assolutamente i risultati che si ottengono nel riconquistarsi la fluenza nel comunicare e, dunque, nel trattamento specifico della balbuzie, ma abbiamo notato come alcuni esercizi di lettura che vengono svolti all’interno del percorso siano stati utili nel gestire la dislessia.
Il metodo di Psicodizione, ideato dalla dottoressa Chiara Comastri, Psicologa ed ex balbuziente poggia le sue basi su un approccio Cognitivo-Comportamentale ed interviene in maniera integrata proprio per rieducare sia le abilità comunicative che relazionali potenziandole, al fine di riportare la persona ad avere il controllo sulla creazione dei suoni e imparare ad utilizzare l’ansia a proprio vantaggio per poter parlare fluidamente in ogni situazione. Nello specifico, si lavora sia sull’aspetto di rieducazione tecnico, fornendo strumenti per far tornare la persona causativa nel creare ogni frase che pronuncia, sia sull’aspetto emotivo, anche attraverso esposizioni graduali all’ansia, in cui si vanno a riabilitare le proprie competenze comunicative e di gestione dell’emotività. Visita il sito per approfondire questo argomento.