Condividiamo la nostra riflessione nata dall’articolo pubblicato su Repubblica.it.
In seguito ai commenti di Lara Trump e Sarah Huckabee Sanders, con cui scherinvano il candidato alla Presidenza degli Stati Uniti Joe Biden per la sua balbuzie, il pilota Chesley Sullenberger ha deciso di scrivere un editoriale su The New York Times, nel quale ha preso le difese di Biden e ha parlato della sua esperienza di umiliazione e bullismo, a causa della balbuzie di cui soffriva da bambino.

In questo articolo appare chiaro, ancora una volta, quanto sia importante l’impegno di tutti noi nel fare informazione, sensibilizzazione e aiutare la comprensione del disturbo della balbuzie.

Fanno davvero riflette le parole, scritte sul New York Times da Chesley Sullenberger (che conosciamo come Sully, il pilota del “Miracolo sull’Hudson”): “Cosa può provare un bambino che balbetta, come me, quando sente un adulto su un palco che pubblicamente cerca di far ridere un gruppo di adulti ridicolizzando un personaggio pubblico che balbetta?”

Dal rapporto Istat “Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi” del 2014, emerge che oltre il 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ha subìto almeno un episodio offensivo, non rispettoso o violento da parte di altri ragazzi nel corso dei 12 mesi precedenti la ricerca.

Il dato preoccupante che vogliamo evidenziare è che nel 6,3% dei casi la derisione è causata dall’aspetto fisico e/o dal modo di parlare.

I bambini, i ragazzi e, come leggiamo nell’articolo, gli adulti che balbettano hanno, ancora oggi, un’elevata probabilità di essere oggetto di bullismo.

Una condizione, questa, che può condurre ad una bassa autostima e all’isolamento sociale, oppure, come nel caso di Joe Biden a lavorare su questo disturbo facendo di un punto di debolezza un grande punto di forza, superandolo e, perché no, diventando il Presidente degli Stati Uniti d’America!
“Ho lavorato una vita intera per superare la balbuzie. Ed è un grande onore per me fare da mentore ai bimbi che hanno lo stesso problema. Questa si chiama empatia”.

Il nostro impegno in Psicodizione, come quello di tanti in tutto il mondo, è proprio quello di creare una maggiore sensibilizzazione e, come dice sempre la dott.ssa Chiara Comastri, “se vogliamo creare un vero cambiamento nella cultura riguardante la balbuzie dobbiamo passare dalla comprensione. Il primo punto per l’empatia è entrare davvero nel mondo interiore dell’altro. Solo così si riusciranno ad eliminare bullismo e discriminazione”.

Affinché atti denigratori, come quelli letti nell’articolo, non si verifichino più bisogna continuare a parlarne, parlarne e parlarne ancora.

Qui trovate il link all’articolo integrale pubblicato su Repubblica.it