Quando una barriera è davvero insormontabile?
Quanto la forza di chi ci è vicino può contribuire a spostare l’asticella dei nostri limiti?
Come l’amore di un genitore può essere più forte della disabilità del proprio figlio?
Alcune persone vengono al mondo con un talento innato per una disciplina sportiva e dedicano la loro vita ad allenare quelle abilità, ad alimentare la loro enorme passione, fino ad eccellere, avere riconoscimenti e coronare il sogno di salire sul podio.
Poi ci sono le persone che incontriamo tutti i giorni per strada, al supermercato, quelle che magari sono serene, ma non hanno certo mai pensano di possedere talenti eccezionali…fino a quando la vita non li sfida e li mette di fronte a delle prove da Ironman.
La nascita di un figlio con una grave forma di paralisi cerebrale, che non è in grado né di muoversi né di parlare, è una prova davvero dura da superare, o magari un’importante maratona da vincere. Ed è proprio correndo che Dick Hoyt, padre dallo sconfinato amore per Rick, ha deciso di librarsi insieme al figlio oltre quelle barriere, che molti avrebbero visto come insormontabili, e non fermare la corsa della loro vita: due uomini, una carrozzina che diventano un unico Ironman.
Quando Rick chiese per la prima volta al padre di iscriversi ad una corsa di 8 chilometri per raccogliere fondi in favore di un amico, era il 1977 e Dick non aveva mai corso in vita sua, ma si iscrisse e spinse la carrozzina fino al traguardo.
Dave McGillivray, il direttore di gara della maratona di Boston, ricorda come ha incontrato per la prima volta Dick Hoyt durante la Falmouth Road Race alla fine degli anni ’70. “Questo signore corre accanto a me spingendo un ragazzo su una sedia a rotelle”, racconta McGillivray. “Ho fatto un doppio scatto. Poi abbiamo iniziato a gareggiare l’un l’altro. Nella mia mente, penso, non posso lasciare che un ragazzo che spinge suo figlio su una sedia a rotelle mi batta. Alla fine mi ha battuto”.
Dopo la gara, si sono incontrati. McGillivray ha raccontato di aver organizzato dei triathlon e gli gli ha detto che avrebbe dovuto fare un triathlon. La risposta di Hoyt: “Beh, solo se posso farlo con Rick”. (fonte runnersword.it)
Dick Hoyt è morto all’età di 80 anni dopo aver realizzato il sogno di suo figlio, quello di correre oltre la sua disabilità, ed essere diventato sorgente di forza per tanti altri genitori che continuano a condurre ogni giorno la difficile maratona della vita sorretti dall’energia che solo i veri Ironman possiedono.
“Papà, quando corro, mi sembra di non essere disabile”. Questa affermazione fece scattare una scintilla nel cuore e nelle gambe di Dick e da quel momento fu la guida, la motrice, l’accompagnatore, il riferimento del figlio Rick per oltre 30 maratone e svariati triathlon tra cui 6 prove su distanza Ironman.(fonte runninggazzetta.it)